Renzi, Mancini: “Un deludente e surreale calendario da ‘Frate Indovino’”

“Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, oggi ha illustrato un calendario da “Frate Indovino”, in cui il tempo e i raccolti saranno necessariamente fruttuosi e dove nessuno avrà più problemi, attraverso un discorso in cui sono state mescolate con disinvoltura enunciazioni vecchie e nuove”. Con queste parole Geremia Mancini, segretario generale dell’Ugl, commenta la conferenza stampa del premier, sottolineando come “il sempre più presunto decisionismo di Renzi non coincide con la realtà di un Paese, che sta conoscendo ogni giorno di più un insopportabile regresso e che vede lavoratori e pensionati non più in grado di sopportare da soli il peso della crisi”. “Un periodo di “lacrime e sangue” per l’Italia – conclude il sindacalista – si può anche immaginare e l’Ugl è disponibile a dare il proprio contributo, purché da parte del presidente del Consiglio i maggiori sacrifici vengano chiesti responsabilmente a tutti coloro che davvero hanno costruito rendite, a coloro che realmente hanno pensioni o stipendi da favola, a coloro che negli anni, grazie ad aiuti di regime, hanno privatizzato gli utili e socializzato i debiti”.

 

 

 

 

Il segretario generale visita l’Utl di Pesaro e Urbino

Proseguono gli appuntamenti sul territorio del segretario generale dell’Ugl, Geremia Mancini, per incontrare i responsabili delle unioni territoriali e regionali e i delegati che rappresentano quotidianamente la nostra sigla sindacale nelle sedi istituzionali e aziendali.
Questa volta Mancini ha fatto tappa a Pesaro, dove ha incontrato il segretario provinciale dell’Ugl Pesaro e Urbino, Massimo Maccagno. “E’ stato un incontro determinante e fattivo – ha dichiarato Mancini – considerando l’importanza che questa provincia riveste a livello economico e nell’ambito della nostra organizzazione sindacale. Importanza che vogliamo valorizzare ulteriormente grazie all’impegno del segretario Maccagno e dei suoi collaboratori, a cui daremo ovviamente tutto l’appoggio necessario”.
Mancini tornerà presto nella città marchigiana per un nuovo incontro con i delegati territoriali.

 

 

 

Marangoni Tyre, Ugl Chimici: “Accordo su mobilità, ora dettagli su manifestazioni interesse”

“Raggiunto l’accordo sulla mobilità per i 378 lavoratori della Marangoni Tyre di Anagni. Adesso dobbiamo accelerare sulle manifestazioni d’interesse”.
Lo dichiarano Gerardo Gatta e Gianfranco Giuliani, rappresentanti della segreteria provinciale dell’Ugl Chimici di Frosinone, al termine della riunione che si è tenuta oggi presso la Regione Lazio.
“Con l’intesa – spiegano i sindacalisti – abbiamo garantito che, allo scadere della cigs, dal 1° gennaio 2015 i lavoratori abbiano un nuovo sostegno economico, ma abbiamo chiesto ed ottenuto dall’azienda che entro il prossimo 30 settembre ci sia una nuova riunione istituzionale per rendere noti i dettagli delle due manifestazioni d’interesse da parte di aziende straniere che sarebbero già pervenute”.
“Per ora – aggiungono – abbiamo fatto il possibile per non lasciare senza reddito i lavoratori coinvolti, ma siamo ovviamente di fronte ad una soluzione tampone: serve al più presto un confronto serrato su progetti futuri concreti per evitare che il territorio frusinate perda un altro importante sito industriale”.
“Nei prossimi giorni – concludono – si terranno assemblee in fabbrica per illustrare i contenuti dell’accordo ai lavoratori e fare il punto della situazione in vista dell’incontro di settembre”.

 

 

Sanità, Ugl: “Partire da buona occupazione e stop tagli per seria riforma”

“Ci fa ben sperare la visione sistemica promossa dal ministro Lorenzin per la risoluzione delle numerose criticità del sistema sanitario nazionale, ma ribadiamo la necessità di non perdere mai di vista il fatto che la buona occupazione e l’abbandono del metodo dei tagli lineari siano aspetti imprescindibili per la seria riorganizzazione e l’ottimizzazione dei livelli essenziali di assistenza”.
Lo dichiarano in una nota il dirigente confederale dell’Ugl, Ivette Cagliari e Sandro Michelini della segreteria nazionale dell’Ugl Medici, spiegando che “dalla presentazione del documento conclusivo dell’indagine conoscitiva delle Commissioni Bilancio e Affari Sociali della Camera sul Servizio sanitario nazionale sono emersi spunti di riflessione interessanti per affrontare le serie difficoltà del settore, come la necessità di cambiare la governance, ricentralizzare i controlli e superare la visione ‘ospedalocentrica’ in favore di un rafforzamento della rete territoriale, ma anche elementi secondari nell’attuale contesto, come la defiscalizzazione delle polizze assicurative, che rischiano di non portare grandi risultati in un periodo in cui i tassi di povertà assoluta raggiungono livelli inaccettabili. Il fatto che il fondamentale pilastro della previdenza complementare non sia decollato, ci spinge infatti a credere che anche la sanità integrativa si imbatterà negli stessi ostacoli senza garantire il diritto alla salute ed incrementandone i costi. La Sanità non deve essere intesa esclusivamente come un settore di spesa, ma come un possibile volano per l’economia, valorizzando le professionalità in tutti gli ambiti ad essa connessi: la lotta agli sprechi potrebbe e dovrebbe dare speranza ai tanti over 45 immolati, nella corsa ai pareggi di bilancio”.
“Bisogna invertire la rotta dei tagli lineari, dei posti letto e del personale – concludono i sindacalisti –alla base di molti problemi del nostro Ssn, perché contrastano in maniera evidente con il diritto alla salute riconosciuto dalla Costituzione. L’indagine e gli interventi devono orientare ad una concreta riforma finalizzata all’omogeneità territoriale dei livelli di assistenza e all’innalzamento degli standard qualitativi, certamente attraverso l’innovazione strutturale e tecnologica, ma senza dimenticare la dimensione sociale”.

 

Infarto da superlavoro? Il datore è sempre «colpevole»: lo ha deciso la Cassazione

9 maggio 2014 21:19

decreto-ingiuntivoROMA – Era un vero e proprio stakanovista, si portava addirittura il lavoro a casa pur di raggiungere gli obiettivi che il suo datore, una grossa società di telecomunicazioni, gli aveva assegnato.

Stefano S. – funzionario della ‘Ericsson tlc’ – non si era mai lamentato per questo stress continuo. Ma un carico di undici ore di lavoro al giorno alla fine lo ha portato all’ infarto. Ora la Cassazione ha stabilito che una morte del genere deve essere risarcita dal datore che non può ignorare «le modalità attraverso le quali ciascun dipendente svolge il proprio lavoro».

Alla moglie e alla figlia del dipendente morto per infarto dovuto ai «ritmi insostenibili» dell’attività lavorativa, la società deve corrispondere, rispettivamente, 434mila euro e 425mila euro, oltre agli oneri accessori. Senza successo, la ‘Ericsson’ è ricorsa in Cassazione contro la decisione della Corte di Appello di Roma che, nel 2011, aveva accolto la richiesta di risarcimento danni patrimoniali e materiali avanzati dalla vedova di Stefano S. anche in nome della loro unica figlia, ancora minorenne. In primo grado, invece, il Tribunale aveva negato la responsabilità del datore.

Ad avviso della Suprema Corte, «con motivazione logicamente argomentata e giuridicamente corretta», il verdetto di appello ha ritenuto che «la responsabilità del modello organizzativo e della distribuzione del lavoro fa carico alla società, la quale non può sottrarsi agli addebiti per gli effetti lesivi della integrità fisica e morale dei lavoratori che possano derivare dalla inadeguatezza del modello adducendo l’assenza di doglianze mosse dai dipendenti». Inoltre, secondo gli ‘ermellinì – sentenza 9945 della Sezione lavoro – il datore non può sostenere «di ignorare le particolari condizioni di lavoro in cui le mansioni affidate ai lavoratori vengano in concreto svolte».

Per la Cassazione, «deve infatti presumersi, salvo prova contraria, la conoscenza, in capo all’azienda, delle modalità attraverso le quali ciascun dipendente svolge il proprio lavoro, in quanto espressione ed attuazione concreta dell’assetto organizzativo adottato dall’imprenditore con le proprie direttive e disposizioni interne».

Nel caso in questione era emerso che Stefano S. «per evadere il proprio lavoro, era costretto, ancorchè non per sollecitazione diretta, a conformare i propri ritmi di lavoro all’esigenza di realizzare lo smaltimento nei tempi richiesti dalla natura e molteplicità degli incarichi affidatigli dalla ‘Ericsson’». In base alla ctu, l’infarto che lo colpì, un martedì mattina al lavoro, «era correlabile, in via concausale, con indice di probabilità di alto grado, alle trascorse vicende lavorative».

Senza successo la società si è difesa dicendo che i «ritmi serratissimi» adottati da Stefano S. «non erano a lei imputabili ma dipendevano dalla attitudine» del dipendente «a sostenere e a lavorare con grande impegno e al suo coinvolgimento intellettuale ed emotivo nella realizzazione degli obiettivi».

La Fonte Della Notizia: ilmattino.it

 

              Presa dal sito Infoconsumatori

Quanti anni si devono conservare le bollette

Per quanti anni siamo obbligati a conservare bollette, docimenti fiscali, scontrini, fatture, ricevute e altri documenti che attestano dei pagamenti effettuati?

Naturalmente dipende dal tipo di pagamento e anche dallo scopo per cui si conserva la ricevuta.

Ad esempio, per tutti i prodotti con garanzia, lo scontrino o la fattura vanno conservati per tutto il periodo della validità della garanzia.

Le bollette per le utenze come telefono, gas, acqua, luce, etc. vanno conservati per 5 anni. Attenzione perché alcuni utenti ci hanno segnalato delle richieste di rimborso da parte di una grande compagnia telefonica per bollette anche molto precedenti. Non è legittimo richiedere rimborsi per bollette così vecchie, oramai devono considerarsi prescritte.

Le ricevute del pagamento del canone RAI vanno invece conservate per 10 anni, come ha stabilito una sentenza del Tribunale di Torino.

Anche nei confronti delle ricevute di pagamento del bollo auto è stata una sentenza ad estendere l'obbligo di conservazione oltre i 3 anni precedentemente previsti, che diventano dunque 4.

Tutti i documenti fiscali, o che sono stati utilizzati per fini fiscali devono essere conservati per 5 anni. Così anche gli scontrini per le spese mediche, o altre ricevute di beni e servizi che normalmente non dovrebbero essere conservati così a lungo, se sono stati utilizzati per avere detrazioni fiscali.

Nel caso delle detrazioni per le ristrutturazioni edilizie, per le quali la detrazione viene rimborsata in 10 anni, aumenta naturalmente a 10 anni anche il periodo in cui devono esere obbligatoriamente conservate. Anzi, prudenzialmente, consigliamo di conservarle ancora più a lungo, per altri 5 anni, evitando così problemi in caso di eventuali accertamenti.

Lo stesso termine di 10 anni vale anche per la conservazione della documentazione del conto corrente bancario e per la tassa sui rifiuti.

Le ricevute di pagamento delle multe vanno conservate per 10 anni, quelle relative a spese condominiali e cambiali per 3.